La confraternita del SS Sacramento
Confraternita attualmente tra le più attive del Mendrisiotto, quella del Santissimo Sacramento è pure la prima compagnia devota eretta a Salorino. Essa ha avuto un ruolo primario nella storia di questo villaggio. Nata nel 1598, poi rieretta nel 1613 da monsignor Archinti, questa compagnia devota fu rifondata nel 1671 dal Torriani. Già nel 1645 contava una numerosa ufficialità, composta da un priore, un sotto priore, quattro consiglieri, dei portatori del baldacchino, un ‘confaloniero’, due infermieri, due ‘conservatori della strada’ (regolatori), ed un puntatore. Segno dell’esistenza di un’attività ben definita e di un forte senso di appartenenza, come attesta anche l’ordine, assai precoce, di multare i confratelli inadempienti agli obblighi della confraternita, spiccato già nel 1649. Questa attività ricevette forte sostegno della popolazione, anche sul fronte finanziario: negli anni 1650 esempio Margherita Centovagli lasciò un capitale di 110 scudi per pagare la cena usata per le processioni della terza domenica, per le Quarantore e per far celebrare un certo numero di messe in San Rocco.
Una vera svolta si ebbe con il legato del notaio Abondio Capelli (1658), che lasciò come erede universale la confraternita, pur con l’usufrutto da parte della moglie Costanza. Il Capelli, a cui era da poco morto il figlio, donò alla confraternita tutti i suoi beni, con cui volle che si istituisse una cappellania pagata 70 scudi l’anno, il cui titolare avrebbe dovuto celebrare una messa ogni giorno, ad un orario comodo - presto al mattino - per il ‘lavorerio’ degli abitanti. Alle feste la messa doveva invece essere detta due ore dopo l’alba. Tale celebrazione venne rispettata fino al 1890, poi ridotta a due messe settimanali e dal 1896 a due messe mensili. Dal 1994 si celebrano due messe annuali. Da notare che un’altra messa del sabato, intanto, per oggetto di un legato particolare, ed era detta per l’anima della moglie Madama Costanza da parte del curato. Fra gli altri compiti, il cappellano avrebbe dovuto aiutare il parroco nelle feste e nelle processioni, nonchè insegnare la Dottrina Cristiana in sua assenza.
Dal 1792 al capitolato dei compiti venne anche aggiunto l’insegnamento scolastico, che nel 1816 era dispensato due ore al mattino e altrettanto il pomeriggio, previo un aumento di stipendio di 100 lire annue. Questa somma venne prelevata dal surplus del reddito, fino ad allora destinato per metà ai poveri del villaggio. È interessante notare a questo proposito che la confraternita fino a Novecento inoltrato usava aiutare i poveri del paese tramite piccoli versamenti, pochi franchi di solito, dati a donne anziane e povere, infermi e persone malate. Secondo il Vocabolario dei Dialetti era uso fare questi versamenti in forma anonima: il confratello faceva la sua visita in casa coperto da un cappuccio che ne impediva il riconoscimento, e questo per garantire che il gesto di carità, secondo gli ammonimenti del Vangelo, fosse eseguito sotto il solo sguardo di Dio e non per gloria mondana.
Fra i codicilli del testamento Capelli c’è anche un riferimento alle monache di Salorino e Somazzo, che ricevettero uno scudo d’oro in cambio delle loro preghiere. Forse si tratta di aderenti alla compagnia di Sant’Orsola. Della generosità del Capelli godettero anche la sacrestia della chiesa parrocchiale ed i cappuccini di Mendrisio, chiamati a celebrare messe. Grazie a questi e ad altri fondi, la comnfraternita ha così potuto contribuire al culto ed all’educazione dei giovani per diversi secoli.
Ancora oggi essa dispone di un notevole patrimonio, reinvestito nella costruzione di case a prigione moderata. La confraternita è pure intervenuta a sostegno della Chiesa in alcuni momenti importanti: nel 1812 (anno in cui confratelli decisero, malgrado i rivolgimenti politici del tempo, di continuare ad amministrare autonomamente i loro beni) acquistò a Lugano un organo, mentre nel 1876, a seguito del grave incendio subito dall’edificio di culto, donò alla Chiesa un paramento in terzo, un baldacchino ed uno stendardo acquistati a Novara. Nel 1898 seguì un altro paramento in terzo. Notevoli anche le spese per l’olio della lampada, per la cera delle processioni delle terze domeniche con l’abito, citato fin dal 1698 nelle visite pastorali e descritto nel 1741 come abito rosso, portato da 24 confratelli.
L’amministrazione di tale patrimonio non fu sempre semplice, tanto che l’esattore nel settecento era pagato con alcune decine di lire per il suo duro lavoro svolto a riscuotere gli affitti dei capitali prestati e dei beni immobili. Non mancarono nemmeno i conflitti con alcuni cappellani, specialmente negli anni 1825-30 con Don Giorgio Bernasconi, vicenda che finì con la partenza di quest’ultimo (che sarebbe poi diventato uno dei fondatori della Tipografia elvetica e, una volta abbandonato il sacerdozio, uno dei capofila delle correnti anticlericali del cantone). Sempre sul fronte organizzativo, la confraternita del Santissimo sacramento nel Novecento ha avuto due regole, una nel 1915 -quando vi erano 27 confratelli iscritti - ed una seconda nel 1957. Non sono mancati, soprattutto nella prima parte del secolo, i confratelli cassati dalla compagnia perché troppo assenti, o poco impegnati nel mettere investe la veste alle funzioni.
Accanto alla compagnia eucaristica, Salorino ha poi avuto altre tre confraternite. Nel 1613 monsignor Archinti ha infatti voluto erigere la Confraternita della Dottrina Cristiana. Essa venne rinnovata nel 1671 dal Torriani, e tanto le visite pastorali (Bonesana 1698, Cernuschi 1741, Mugiasca 1769) quanto le fonti locali che attestano la continuità fino ad inizio ottocento almeno. Essa venne ripresa a seguito degli ordini del Peri Morosini attorno al 1906 e continuò fino al 1922. Proprio nel 1906 la Confraternita del Santissimo sacramento acquistò a sue spese un libro della Dottrina per la Chiesa.
Nel 1622-36 venne invece eretta la Confraternita del Santo Rosario. Sempre senza abito, questa compagnia era di tipo devozionale e gestita da un sindaco nominato dalla vicinanza, i cui conti erano iscritti nello stesso registro di quelli della Chiesa, segno che la compagnia non aveva forte vita sociale interna. Le annotazioni contabili attestano comunque un certo fervore, con piccoli doni e questue in favore del culto mariano che trovava la sua espressione maggiore nella processione delle prime domeniche del mese, per cui si adoperavano cera e incenso comprati con queste piccole offerte. Essa venne rilanciata per l’ultima volta nel 1953: in quell’occasione, e poi ancora nel 1955, si provvide a re-iscrivere i fedeli, che accorsero abbastanza numerosi (105). Nello stesso 1953 venne pure eretta la pia unione del transito di San Giuseppe, a cui aderirono 88 persone.
Risale invece al 1739 la Società del Triduo dei Muratori, legata all’emigrazione stagionale a Bergamo. Questa data fa della Società dei morti di Salorino la più antica compagnia Triduo eretta nel Mendrisiotto. Essa raccoglieva denaro fra i mastri emigrati e nelle diverse contrade per celebrare una solenne officiatura a sollievo delle anime del Purgatorio, con il curato, il cappellano ed i cappuccini di Mendrisio.
Confraternite ancora esistenti: Santissimo Sacramento (abito bianco con mozzetta rossa).
Da “Confraternite della Svizzera Italiana” di Davide Adamoli (Ritter Edizioni, 2015).
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