UNA SANTA: BERNADETTE SOUBIROUS
Storia di una vera ribelle
“Quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti, quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti” 1Cor, 1, 27
Bernadette vive un ambiente poverissimo, dove la fame la rode fin nelle ossa: resterà infatti piccola e sempre cagionevole di salute. È sporca, analfabeta e rozza. Ma l’11 febbraio 1858 la sua vita cambia per sempre: presso la grotta di Massabielle, dove si è recata insieme alla sorella e a un’amica per raccogliere legna secca, accade l’inspiegabile: per la prima volta le appare “aquerò” (quella cosa). E così per altre 17 volte.
Comprendere Bernadette significa liberarla dai pii detriti che soffocano la sua splendida figura e la trasformano in una santina ingenua. Essa è una ragazza non più devota delle altre, primogenita di una famiglia emarginata che vive nella cella di un ex carcere. I genitori, eternamente innamorati l’una dell’altro, sono ingenuamente incapaci e inaffidabili. II padre esce di casa ogni mattina nella speranza di trovare un lavoro precario e la madre si abbandona volentieri all’ubriacatezza. La fame in casa è di quelle più nere, l’ambiente è igienicamente malsano, buio, soffocante. La famiglia è costantemente vittima di soprusi e illazioni. Ciononostante a casa, con tutti i limiti, vige l’amore.
Bernadette cresce con un carattere fiero e una volontà tenace, che sconfina nella testardaggine. Risoluta nella sua indipendenza e mai sottomessa, ha un innato senso dell’umorismo. Bravissima nelle imitazioni, prende in giro le persone che la vogliono mettere a disagio. Affronta gli innumerevoli interrogatori (più di tremila) tenendo testa a personalità illustri senza lasciarsi condizionare dalla loro posizione sociale e senza lasciarsi trarre in inganno da domande tendenziose. Le sue risposte sono sempre schiette, coerenti, per certi versi addirittura strafottenti.
Quando la sua fama richiama a Lourdes una folla enorme di persone, per essere protetta ma anche per essere allontanata, Bernadette è invitata ad entrare dapprima all’Hospice di Lourdes. Le suore restano scandalizzate dal fatto che essa fiuti tabacco e beva vino, di cui tiene sempre nascosta una fiaschetta in camera. In un secondo tempo, su spinta del vescovo, essa intraprende la vita religiosa ed entra nel convento di Nevers dove è accolta senza entusiasmo, e dove subisce ogni sorta di umiliazione da parte delle superiori. Malgrado ciò le rechi molto dolore, Bernadette non perde la sua allegria e il suo senso dell’umorismo.
Rifugge gli angusti e tetri canoni ascetici ed è capace di protestare e manifestare il suo dissenso, conservando sempre la sua libertà. Segue la strada dello Spirito, mentre la maestra delle novizie pretende di farle percorrere quella della bieca obbedienza religiosa. La spiritualità di Bernadette è sana, gioiosa, incarnata, non estranea ai fatti della vita. Non si infligge inutili sofferenze, ne subisce già a sufficienza. Non assume mai atteggiamenti estatici o pose da persona mistica. In lei tutto nasce dall’essere pura di cuore: è una donna delle beatitudini che fa esperienza di Dio, di quel divino nel quale siamo tutti immersi ma che pochi riescono a percepire. A quanti le chiedono perché la Vergine abbia scelto proprio lei, lei risponde che è proprio perché è la più ignorante di tutte. Ma è anche la più vera, la più autentica, e la più fedele a sé stessa e a Dio. In Bernadette trova conferma il metodo di Dio, che per far posto alle azioni del suo Spirito ama sconvolgere l’abitudinario, rompere gli schemi, abbassare i potenti e innalzare gli umili, comunque essi siano, che da scartati diventano pietre d’angolo.
Beatrice Brenni,
articolo tratto da diverse interviste a padre Alberto Maggi, Servo di Maria e autore del libro “Bernadette - la vera storia di una santa imperfetta”