26 NOVEMBRE 2023 CRISTO RE DELL’UNIVERSO
L’ultima domenica dell’anno liturgico ha sullo sfondo il Cristo crocifisso, la cui regalità non si manifesta in un atto trionfale ma in una umiliazione, non si attua attraverso un atto giudiziario supremo, ma attraverso un gesto estremo di perdono.
Eppure Luca nella vicenda dei due malfattori, da lui solo riferita, fa balenare già l’orizzonte del Regno che si inaugura proprio con quell’uomo crocifisso in una giornata primaverile di Gerusalemme. Infatti le parole che Gesù pronunzia, simili quasi ad un soffio, hanno come vertice un termine di origine persiana, paradiso, che letteralmente significa “giardino, luogo di delizie” e che è posto in parallelo con la parola “regno” pronunziata dal compagno di morte di Gesù.
E’ stato osservato da un commentatore del Vangelo di Luca che questo brano merita il titolo di “preconio pasquale”, perché è il canto non di una morte tragica, ma l’inno dell’esodo verso la vita eterna.
E Karl Rahner, uno dei maggiori teologi del novecento, ha scritto: “Un malfattore guardò alla morte di Cristo e ciò che vide bastò perché comprendesse anche la sua morte, la beatitudine della sua morte. L’altro malfattore distolse lo sguardo e Gesù non gli disse nulla. Il buio e il silenzio che sovrastano quella morte ci ricordano che la morte può essere purtroppo anche l’inizio della morte eterna”.
La festa di Cristo Re è anche la festa di Cristo crocifisso: nel messaggio cristiano l’annuncio della glorificazione convive con la memoria della passione.
Meditando sui testi liturgici della festa di Cristo Re mi sono trovato ad annotare alcuni pensieri in versi che forse compongono un’umile preghiera.
“Amore senza misura, insegnandoci a rifiutare la vanità e la paura, ci hai aiutati ad accettare la tua offerta, il tuo patto di trasformare la sconfitta in riscatto.”
Da Gianfranco Ravasi, Raffaele Crovi, “Breviario familiare Anno C”