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“Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l’anima mia, mi guida per il giusto cammino… e non temo alcun male, perché tu sei con me, e mi dai sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa, ungi di olio il mio corpo; il mio calice trabocca. Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò nella casa del Signore per sempre”.

È un salmo che condensa in sé un fascino che lo rende amatissimo e caro alla pietà popolare e liturgica cristiana. Il tema del pastore è un classico nella Bibbia, come pure nella tradizione cristiana. Il novello Santo Charles de Foucauld diceva che “siamo felici di essere nelle mani di un tal pastore! Egli cerca il nostro vero bene e ci sa dare a ogni ora l’alimento necessario”.

Il pastore, in questo salmo, è qualcosa di più di una semplice guida che sa puntare verso l’oasi o il pascolo buono e verdeggiante. Egli è il compagno di viaggio per cui le ore del suo gregge sono le sue stesse ore, stessi rischi, stessa sete e fame.

L’uomo che prega questo salmo è sicuro che nell’attraversare le tempeste della vita, al suo fianco o, davanti, c’è una guida insostituibile. “Tu sei con me”. L’uomo si sente protetto e difeso, e guidato verso il bene. E se ti senti stanco e affamato per il lungo camminare, il pastore ti fa sedere per applicare le leggi della cordialissima ospitalità orientale: profuma la testa ai suoi invitati, offre una coppa spumeggiante colma di amicizia, stende la pelle di vacca che per i viandanti beduini funge da tovaglia e serve a mensa. Dopo un simile trattamento, dopo aver sperimentato la bontà e la tenerezza del Pastore, in questo salmo anche l’ospite, il viandante, la pecorella del gregge, eleva il suo canto di desiderio.

Il salmista è stato troppo bene in compagnia del Pastore Buono, ha imparato “bontà e fedeltà”, virtù che farà proprie e che non vorrà più dimenticare. E gli si accende il desiderio: stare sempre, ogni giorno, per tutta la vita nella casa del Signore. Ha sperimentato la gioia, è stato liberato da tutte le insidie che lo attanagliavano, ha sperimentato la pace e l’intimità con Dio.

Ci sono tante cose nella vita, tante esperienze, tanti luoghi, ma l’uomo di Dio si riempie di un desiderio, e fa una richiesta: “una cosa sola ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella sua casa tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore”.