Mons. Martinoli - 50 anni fa primo Vescovo di Lugano
La diocesi di Lugano comprende le terre che civilmente formano la “Repubblica e Cantone Ticino”. Ecclesiasticamente queste terre ab immemorabili appartenevano per la maggior parte alla diocesi di Como e per l’altra parte (la pieve di Biasca, la Capriasca e il borgo di Brissago) all’arcidiocesi di Milano; per questo, conservano tutt’ora il rito ambrosiano. Già da quando le terre ticinesi divennero baliaggi dei cantoni svizzeri si iniziò a porsi il problema di una diocesi autonoma.
Una lunga storia
Il 22 luglio 1859 il Consiglio federale decretava, unilateralmente, la separazione del Cantone Ticino dalle diocesi lombarde di Como e Milano con l’interdizione dei vescovi di Como e Milano ad esercitare giurisdizione sulla porzione elvetica delle loro diocesi. Il 1. settembre 1884 si giunse alla convenzione stipulata fra il Consiglio federale e la Santa Sede: le parrocchie del Cantone venivano staccate canonicamente dalle diocesi di Milano e Como e poste sotto l’autorità di un amministratore apostolico, nominato dalla Santa Sede ed avente carattere vescovile. Fu scelto quale primo amministratore il Vescovo di Basilea mons. Eugenio Lachat. A Balerna fissò la sua residenza provvisoria.
Alla morte del Lachat (1. novembre 1886) la Santa sede affidò interinalmente il governo spirituale del Ticino a mons. Giuseppe Castelli che del defunto arcivescovo era stato Vicario Generale. Si aprirono poi nuove trattative per ridefinire l’assetto giuridico ed ecclesiastico dell’Amministrazione Apostolica. Il 20 settembre 1887 l’arciprete di Bellinzona Vincenzo Molo era nominato nuovo amministratore apostolico del Ticino.
Il 7 settembre 1888: una diocesi ma unita a Basilea
Grazie alle conferenze di Berna nei mesi di febbraio e marzo 1888 si giunse infine alla convenzione stipulata tra la Svizzera e la Santa Sede per un regolamento definitivo dei rapporti ecclesiastici del Canton Ticino, siglata il 16 marzo 1888. Il 7 settembre 1888 , Leone XIII, con la bolla Ad universam fondava la “diocesi di Lugano (Bulla qua fundatur Dioecesis Luganensis). Il documento pontificio prevedeva l’erezione del Ticino in diocesi, ma unita canonicamente e a parità di diritti alla diocesi di Basilea. La chiesa di S. Lorenzo di Lugano era elevata al titolo di cattedrale; la diocesi veniva governata da un amministratore avente carattere vescovile, nominato dalla Santa Sede e scelto fra il clero ticinese, dopo aver udito il vescovo di Basilea. Nel 1905, per una maggiore chiarezza, mons. Peri Morosini al “Monitore Officiale Ecclesiastico” (l’attuale Rivista diocesana) cambiò la specificazione “dell’Amministrazione Apostolica Ticinese” in quella giuridicamente più esatta, “della Diocesi di Lugano”.
1971: l’atto ufficiale di papa Montini
Nel gennaio 1967 iniziarono le pratiche per quella che si riteneva la separazione della diocesi di Lugano da quella di Basilea ma che in realtà staccava semplicemente il titolo episcopale luganese dalla persona del vescovo della città renana. Già il 20 aprile 1966 mons. von Streng si dichiarava disposto a rinunciare, per sé e per i suoi successori, alle prerogative che gli erano riconosciute negli atti del 1884 e del 1888 e in particolare al titolo di vescovo di Lugano. Il 24 luglio 1968 fu firmata a Berna la Convenzione tra la Confederazione e la Santa Sede e il 9 ottobre 1970 il relativo decreto federale ricevette l’approvazione del Consiglio degli Statie del Consiglio Nazionale. L’8 marzo 1971 papa Paolo VI promulgò la bolla Paroecialis et collegialis che poneva fine a “qualsivoglia vincolo di unione (fra le due sedi episcopali); il titolo di Vescovo di Lugano non sarà più conservato dal Vescovo di Basilea e dai suoi successori.
Una comunità in festa
Alla sede episcopale di Lugano fu promosso mons. Giuseppe Martinoli. La domenica 25 aprile 1971 il primo vescovo di Lugano celebrava in cattedrale un solenne pontificale alla presenza dei vescovi svizzeri, del nunzio apostolico, del Capitolo, dei rappresentanti delle diocesi svizzere, di una rappresentanza del clero ticinese e delle autorità federali, cantonali e comunali. Seguì una “generosa agape” nel salone del Seminario Pio XII di Lucino. Con la lettura della bolla pontificia in San Lorenzo si compiva l’ultimo atto della “questione diocesana”. Già si aveva una vera diocesi (Cattedrale, Capitolo, Curia, Seminario) che però non ne portava il nome.
E’ vero infine quanto mons. Domenico Ferrata, abile diplomatico, diceva scherzando: “Si tratta di una vera diocesi senza nome; è come una bottiglia di eccellente sciampagna, a cui manca unicamente l’etichetta”.
Don Carlo Cattaneo, archivista diocesano - dall’inserto Catholica di sabato 6 marzo 2021
Per un rinnovato impegno di vita cristiana
L’inaugurazione ufficiale della Diocesi di Lugano aveva luogo la domenica 25 aprile 1971. La vigilia, Mons. Giuseppe Martinoli, il primo a portare il titolo di Vescovo di Lugano, si rivolgeva ai “Diocesani carissimi” con un messaggio in cui didatticamente poneva questa domanda: “Quali il significato e gli effetti pratici della separazione della Diocesi di Lugano da Basilea?”. Rispondeva così: “E’ in primo luogo un atto di giustizia, che mette la Diocesi di Lugano nelle stesse condizioni delle altre Diocesi svizzere”. Proseguiva sottolineando che “Lugano è diventata il titolo e la sede ufficiale della nuova diocesi. Era già scelta come tale nel 1888, benché, anche altra città, e precisamente Locarno avesse fatto proposte concrete per assicurarsi il favore di questa scelta”. Aggiungeva di conseguenza: “Primo Vescovo di Lugano, mi è caro salutare questa città, le sue autorità e la popolazione”. Nel contempo sottolineava il desiderio di essere vicino a tutti e di poter dare alla nuova Diocesi “col valido aiuto del clero e del laicato, un’organizzazione che consenta una pastorale più consona con le nuove esigenze dei tempi”.
Parlando di nuova Diocesi di Lugano, è comunque corretto precisare che negli anni precedenti la vita ecclesiale aveva vissuto eventi significativi con i Vescovi di allora che dovevano “accontentarsi” del titolo di “Amministratore apostolico”. Basti pensare, per limitarci a qualche esempio,all’edificazione del Seminario San Carlo a Lugano-Besso con il Vescovo Vincenzo Molo; alle intuizioni pastorali e sociali del Vescovo Aurelio Bacciarini che aveva fondato il Giornale del Popolo, dato vita all’Organizzazione Cristiano Sociale, alla Compagnia di Santa Teresa e costruito la Basilica del Sacro Cuore; al dinamismo pastorale del Vescovo Angelo Jelmini che aveva visitato gli emigranti ticinesi nell’America del Nord e del Sud, promosso il grande evento della Madonna Pellegrina, aperto il Collegio Pio XII e Seminario minore a Breganzona-Lucino, edificato la chiesa di San Nicolao a Lugano-Besso. Inoltre,con coraggio e generosità, aveva accolto e salvato tanti profughi ebrei mentre sull’“Europa cristiana” imperversava violento l’antisemitismo.
Nell’omelia da lui tenuta in Cattedrale nel giorno dell’inaugurazione, il Vescovo Martinoli sottolineava che “la nostra terra è ricca di fermenti religiosi, raccolti e rafforzati da generazioni”, sottolineava il conseguente dovere di “portare questi fermenti verso uno sviluppo sempre maggiore”. Da saggio Pastore aveva colto quindi nell’inaugurazione della nuova Diocesi soprattutto l’occasione per un rinnovato impegno di vita cristiana e di sincera testimonianza.
Passaggi dell’omelia del Vescovo Giuseppe Martinoli - Cattedrale, 25 aprile 1971
La nostra vita è intessuta di particolari eventi, nei quali, guidati dalla fede, siamo portati a vedere la mano di Dio: aumentano così i nostri motivi di ringraziamento. La celebrazione eucaristica di questa domenica vuole essere appunto un atto di ringraziamento a Dio per la felice conclusione di una pratica, che per lungo tempo ha interessato la nostra diocesi.
La Bolla pontificia letta all’inizio chiude una serie di atti non giudicati mai definitivi, ma che attendevano il momento propizio perché fossero perfezionati: è quanto avviene con la separazione della diocesi di Lugano dalla diocesi di Basilea. Anche questo diventa un motivo della nostra gratitudine. Gratitudine a Dio che ci concede di vivere una gioia, che altri hanno tanto desiderato, ma che non fu loro concesso di godere; a Dio, che ha guidato le menti e le volontà per le vie della concordia e della giustizia, fino al raggiungimento completo dell’auspicata intesa; a Dio, che misteriosamente, ma realmente ci unisce ora in Cristo, in una Chiesa pienamente costituita, coronando la comune vocazione del Ticino e della sua popolazione a realizzare in un tempo preciso e in un luogo ben circoscritto, il Corpo di Cristo, il popolo di Dio attorno ad un centro visibile: il vescovo, successore degli apostoli.
La nostra riconoscenza si estende poi a tutti coloro che contribuirono alla felice soluzione. Alle Autorità federali e cantonali, che hanno intavolato con la Santa Sede le trattative, che condussero alla piena autonomia della diocesi ticinese.
Costituiti in Chiesa locale, dobbiamo ancora meglio sperimentare che vivere in seno alla Chiesa locale è vivere in seno alla Chiesa universale, perché il Corpo di Cristo è unico con un solo episcopato. Essere in comunione con il vescovo locale significa essere in comunione con tutto il Corpo episcopale e con il suo Capo, il Sommo Pontefice. Tutti i Vescovi formano un solo episcopato e tutte le Chiese particolari l’unica Chiesa di Cristo.