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Negli ultimi anni, la nostra società ha visto un aumento preoccupante di casi di ansia e depressione tra i giovani. Questi disturbi, che un tempo sembravano rari in età adolescenziale, stanno diventando sempre più comuni, manifestandosi anche in ragazzi molto giovani.

Spesso, le difficoltà emotive sono accompagnate da un senso di solitudine, e molti giovani faticano a trovare le parole per esprimere il proprio malessere. Le cause di questo fenomeno sono molteplici e complesse.

Da un lato, ci sono le pressioni scolastiche e accademiche, che possono generare un forte senso di inadeguatezza. I giovani si trovano a dover rispondere a standard sempre più elevati, spesso senza gli strumenti emotivi necessari per gestire lo stress. Dall’altro lato, come evidenziato da Jonathan Haidt nel suo interessante libro “La generazione ansiosa”, è l’influenza della tecnologia.

La connessione continua e l’uso eccessivo degli smartphone possono contribuire al senso di isolamento sociale, nonostante l’apparente “connessione” con il mondo. La mancanza di interazioni faccia a faccia e di relazioni autentiche aumenta il rischio di disagio emotivo nei giovani. Ma anche i social media hanno un impatto negativo sulla salute mentale dei giovani.

La continua esposizione a immagini e messaggi che mostrano vite apparentemente perfette alimenta il confronto sociale, creando sentimenti di inadeguatezza e bassa autostima.

Molti giovani si sentono costantemente sotto pressione per apparire all’altezza degli standard imposti dai loro pari o dalla società in generale, il che può aumentare l’ansia e la depressione.

Un altro aspetto importante da non sottovalutare è il cambiamento radicale nel modo in cui i giovani crescono. Il passaggio a una società iperprotettiva, dove i ragazzi sono tenuti al riparo da ogni tipo di difficoltà e sfida, ha ridotto la loro capacità di sviluppare resilienza.

Questo tipo di approccio, pur partendo da buone intenzioni, può avere l’effetto contrario: i giovani, non essendo abituati ad affrontare piccoli ostacoli durante l’infanzia e l’adolescenza, trovano estremamente difficile gestire le difficoltà che la vita inevitabilmente presenta.

I genitori non concedono più ai figli di avventurarsi da soli insieme ai coetanei, di giocare per strada nei cortili con gli altri bambini, anche se poi li lasciano soli nel bosco selvaggio della Rete senza argini e protezione. Eppure andare per il mondo e giocare senza supervisione sono, come sostengono gli esperti, l’antidoto contro l’isolamento, la depressione e l’ansia.

Non dobbiamo dimenticare, però, il ruolo fondamentale della famiglia e della comunità.

A volte, i giovani faticano a trovare lo spazio per parlare apertamente delle proprie difficoltà emotive. Temono di essere giudicati o fraintesi e, di conseguenza, si chiudono in sé stessi.

È in questi momenti che diventa essenziale fermarsi ad ascoltarli, offrendo un sostegno sincero e senza pregiudizi.

Come comunità, dobbiamo impegnarci a creare un ambiente in cui i giovani si sentano accolti e ascoltati. È importante promuovere il dialogo aperto e riconoscere i segnali di disagio emotivo. Ansia e depressione non sono segni di debolezza, ma indicano un malessere che richiede attenzione e cura. Non possiamo permettere che i giovani si sentano soli in questo percorso. Dobbiamo fare la nostra parte per offrire loro supporto concreto e aiutarli a trovare risorse utili.