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LETTERA PRESIDENTE CONSIGLIO PARROCCHIALE

Carissime e carissimi,

spero che abbiate trascorso un ottimo periodo natalizio con i vostri cari e un buon inizio anno. Come ormai sappiamo dall’esperienza degli ultimi anni, il mondo è sempre pieno di sorprese e non conosciamo cosa accadrà in futuro.

Da parte nostra dobbiamo fare in modo di vivere con positività ogni giorno, soffermandoci ogni tanto e godere ciò che si presenta. L’osservare un tramonto, incontrare amici, ricevere o fare un complimento, essere soddisfatti delle cose che abbiamo fatto durante la giornata, avere delle emozioni positive, devono essere dei punti che ci permettono di affrontare la vita con gioia e serenità. Dobbiamo sorridere alla vita.

L’inizio anno è tempo di auguri e di buoni auspici. Auguro a tutti voi di proseguire l’anno in corso con successo, soddisfazioni e salute.

Come da programmi parrocchiali, anche nel 2023 avremo modo di trovarci per avvenimenti e festività.

Un caro saluto

Livio Clerici

LETTERA DEL PARROCO

La domanda che la Chiesa tutta, dai vescovi, ai sacerdoti, ai catechisti, e senza escludere gli adulti che hanno alle spalle un cammino di fede e di comunità, è la seguente:

“Perché le nuove generazioni sono senza sacramenti?” Soprattutto i sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Prima Comunione, Cresima, Messa…)

Che fare? Risposte e terapie non sono a portata di mano, purtroppo. Certo è che stiamo assistendo ad un passaggio sempre più evidente dalla fede per consuetudine a quella per convinzione. Questa mutazione, in atto da decenni, ha avuto un’accelerazione decisiva con il Covid. In questi due anni, quelli che continuavano stancamente la pratica religiosa e la celebrazione dei sacramenti, si sono accorti che si sta bene anche senza sacramenti, senza catechismo, senza prediche, senza… E allora perché non farne a meno? Detto, fatto!

Oggi non basta spostare l’età di Comunione o Cresima verso l’alto o verso il basso, né sperare in un ritorno nostalgico a quando almeno l’Ave Maria e il Padre Nostro lo sapevano tutti… Forse occorre un cambio di passo, e se vogliamo davvero annunciare il Vangelo e seminare lievito di fraternità, di solidarietà, di tolleranza…e perché no di preghiera, bisogna ripensare i nostri percorsi cristiani.

Io credo che se decidessimo di dedicare agli adulti tutte le risorse che vengono spese per il catechismo dei bambini - abbandonando l’illusione di crescere piccoli cristiani e di “attivare” i genitori attraverso di loro - forse sarebbe più opportuno e più giusto arrivare ai bambini soltanto con la vita e la testimonianza di una chiesa “di adulti”. Sono gli adulti che con la loro vita, il loro esempio, le loro parole, le loro preghiere, possono aiutare i bambini a trovare la strada della fede. In ogni famiglia c’è sempre spazio di terreno buono e ogni genitore è sempre pronto a fare qualsiasi sacrificio per il bene dei figli; lo vediamo in tante discipline, nello sport, negli hobby….tutte cose che vengono poi delegate ad insegnanti, allenatori, tecnici, nelle diverse discipline… ma per uno sviluppo armonico e sereno dei figli la figura genitoriale è indispensabile e non delegabile. Questo anche nelle cose di fede.

È pressoché inutile chiedere ai bambini e ai ragazzi di impegnarsi in un percorso di fede se all’origine viene a mancare l’esempio degli adulti e la responsabilità di coloro che dovrebbero essere i primi maestri catechisti, per il fatto che sono genitori.

Sono convinto che oggi non sia facile essere guida educativa e testimoni di un percorso di fede, ma di fatto stiamo sottovalutando e perdendo un patrimonio che a noi adulti è stato dato.

Don Angelo