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Come i media anch’io potrei iniziare a dare il bollettino delle attività cadute a causa della pandemia. Ma desidero guardare la realtà da un’altra prospettiva, quella positiva…

La saletta non ha potuto ospitare nessun incontro, ma ha ricevuto piatti, bicchieri e altro ancora, gentilmente donati da una signora che ringraziamo di cuore. I bambini della prima comunione e i cresimandi hanno proseguito la loro preparazione ai sacramenti. Ringraziamo questi ragazzi che si sono impegnati ad allestire il presepe in chiesa parrocchiale e a riporlo dopo le festività. Abbiamo potuto festeggiare il Natale grazie all’impegno del nostro parroco, che ha celebrato numerose messe proprio per favorire la partecipazione di tutti.

E sta proprio qui il GRAZIE che è il nocciolo della buona notizia che desidero darvi. Non è una mia idea, viene dalle parole di un canto che già facevo da bambina e continua a risuonarmi nella mente. Provengono dal Nuovo Testamento, le sono andata a cercare tramite il sito “lachiesa.it” (dove si trovano la Bibbia nelle sue diverse versioni e numerosi altri strumenti per la liturgia). Sono parole dalla lettera di San Paolo ai Romani, capitolo 8.

“Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.”

È proprio così. Noi non ci troviamo in una situazione così drammatica, tuttavia tante attività e impegni a cui tenevamo, ci sono stati sottratti. Ma Gesù ci è sempre vicino e nei momenti di difficoltà lo è ancora di più. Come dice il salmo 144: “Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero.” E un luogo sicuro in cui poter ascoltare la sua Parola, parlargli, cantargli e incontrarlo è proprio la liturgia domenicale.

Tutti gli incontri sono stati annullati causa pandemia, ma l’Eucarestia rimane fedele ogni domenica, anzi ogni giorno. Qui ripeto il “grazie” a don Maksym che celebra più messe per offrire la possibilità ai fedeli di partecipare nel rispetto delle norme sanitarie, a tutela, in particolare, dei più anziani.

Porto nel cuore il ricordo della recente messa dedicata ai bambini che si preparano a ricevere l’Eucarestia. Era per noi una grande gioia incontrare numerose famiglie. Ci è piaciuto molto animare i canti. Alcune bambine hanno servito all’altare come chierichette, alcune ragazze hanno letto le preghiere dei fedeli, dei papà hanno proclamato la Parola. L’omelia era particolarmente coinvolgente e simpatica, rivolta ai bambini e allo stesso tempo così profonda e vera per noi adulti. Si respirava aria di festa e intravvedevo sguardi luminosi, segno di sorrisi, anche sotto alle mascherine… Sì, in questo periodo difficile ci risollevano la speranza, l’unità, la fraternità, l’affabilità, la gentilezza, il volersi bene,… insomma tutti quei doni che scaturiscono da Gesù, che è l’Amore incarnato.

Proprio in questi mesi, in cui riscopriamo l’Eucarestia come centro e fulcro di tutta la vita comunitaria, abbiamo avuto l’occasione di conoscere un giovane che definiva l’Eucarestia come la sua “autostrada verso il Cielo”. Carlo Acutis, da quando ha ricevuto la Prima Comunione a 7 anni, non ha mai mancato l’appuntamento quotidiano con la santa messa. Cercava sempre, o prima, o dopo la celebrazione eucaristica, di sostare davanti al tabernacolo. Aveva un affetto particolare nei confronti di Maria, mamma di Gesù, che era la sua confidente e recitava per lei il rosario ogni giorno. Un ragazzo eccezionale nella fede e speciale nella vita normale di studente. Si legge di lui che era dotatissimo per tutto ciò che è legato al mondo dell’informatica, tanto che sia i suoi amici che gli adulti laureati in ingegneria informatica lo consideravano un genio. Quindi si cimentava nel montaggio di film, creazione di siti web, redazione e impaginazione di giornali. Le sue giornate erano dedicate al volontariato con i bambini, gli anziani e anche con i più bisognosi nella diocesi di Milano. Carlo Acutis muore nel 2006 a soli 15 anni a causa di una leucemia fulminante. Già nell’ottobre 2020 Papa Francesco lo proclama beato, lo definisce il primo “influencer di Dio”. Questo perché Carlo si è impegnato con cura e passione a diffondere il Vangelo tramite internet, di conseguenza è conosciuto in tutto il mondo e numerosi giovani si sono avvicinati alla fede grazie alla sua testimonianza.

Noi abbiamo visitato il sito da lui creato sui miracoli eucaristici (www.miracolieucaristici.org), che viene aggiornato regolarmente. Siamo rimasti profondamente toccati, commossi. Da questo sito è stata tratta una mostra che sta girando l’Italia.

Carlo è davvero un giovane solare, creativo, attivo, speciale: auguro ai nostri bambini e ragazzi che si stanno preparando a ricevere i sacramenti di poterlo conoscere e di lasciarsi influenzare dalla sua bellissima personalità.

Maria Elena